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A Monastero Bormida le mascherine sono “fatte in casa”

Published on 29 March 2020 • Monastero Bormida • Elderly and Social

Nella emergenza drammatica della epidemia di Covid-19 si moltiplicano, per fortuna, episodi di solidarietà e d'impegno volontario. Questo è tanto più importante nelle piccole comunità locali, dove anche la coesione sociale è un elemento di grande importanza per far sentire la gente viva, attiva, utile e partecipe.

È accaduto così che nel piccolo Comune di Monastero Bormida il Sindaco da dieci giorni cercasse in tutti i modi di acquistare mascherine per dotare i circa 1000 abitanti di un semplice ma opportuno presidio da indossare quando ci si reca al negozio per la spesa o quando si deve uscire per motivazioni urgenti e indifferibili. Ne ha acquistate 300, poi la risposta di tutti i fornitori è stata quella di attendere per dieci, quindici, venti giorni. Ma le mascherine servono adesso, non quando l’emergenza, si spera, sarà passata.

Così è nata l’idea di far cooperare le varie forze del volontariato locale e di dare il via a una catena virtuosa di iniziative per sopperire a questa problematica. Detto fatto. Con i fondi della Pro Loco sono stati acquistati la stoffa necessaria (in cotone con un lato lucido per consentire lo scivolamento di eventuali gocce d’acqua) e parte dell’elastico, il Parroco ha donato i sacchetti trasparenti per le confezioni, la Merceria di Danielli Paola ha offerto il filo e i restanti elastici. E per la manodopera si è fatto ricorso al passaparola e ai messaggi sui social, raccogliendo la adesione di oltre venti donne brave con la macchina da cucire, che hanno dato la loro disponibilità.

Con il coordinamento di Patrizia Morino, che ha tagliato la stoffa e tenuto i contatti con le sarte, è stato distribuito a tutte un video “tutorial” (spiegato a voce alle volontarie meno tecnologiche) e poi è partita una spola di consegne di stoffa e ritiro di mascherine, a lotti di 20 per volta, che ha portato in due giornate di lavoro alla produzione di ben 820 mascherine. Sommate a quelle già a disposizione del Comune, sono più che sufficienti per dotare tutti gli abitanti di almeno uno di questi dispositivi di protezione, tenendone ancora una piccola scorta per casi di necessità futuri. Sono mascherine in stoffa a più strati, che possono essere lavate in acqua bollente, stirate e riutilizzate più volte, del tutto analoghe a quelle prodotte per la Regione Piemonte dalla famosa azienda albese Miroglio.

A questo punto è stata la volta dei consiglieri comunali che si sono divisi le vie del concentrico e le borgate campestri e hanno portato al domicilio di ciascuno le mascherine necessarie, lasciandole nelle cassette delle lettere per evitare la massimo i contatti fisici.

“E’ stata una bella prova di solidarietà, di volontariato, di coesione sociale per la nostra piccola comunità – commenta il sindaco Luigi Gallareto – soprattutto perché si è dimostrato che tutti siamo utili per fare qualcosa e che in momenti drammatici come questi, oltre ad obbedire alle prescrizioni che ci vincolano ad uscire di casa il meno possibile, dobbiamo anche rimboccarci le maniche e risolvere con la nostra volontà e il nostro lavoro problemi quotidiani per i quali aspetteremmo invano un aiuto calato dall’alto. Ecco perché il lavoro volontario delle “sarte” di Monastero e di tutti coloro che a vario titolo hanno dato una mano è stato così importante. Ognuna di queste signore – dai 30 agli 80 anni, italiane e straniere residenti nel nostro paese – è convinta di aver fatto un piccolo gesto, quasi banale, di solidarietà, ma tutte insieme hanno realizzato un progetto molto importante per il loro paese. Per questo vorrei ringraziarle ad una ad una: Flavia Adorno, Ancika Arsova, Giancarla Balocco, Angela Barbero, Pierangela Barisone, Daniela Braschler, Angela Cagno, Silvana Calissano, Maria Rosa Canaparo, Anna Ciriotti, Mariuccia Ghidone, Pinuccia Ghidone, Betty Iduozee, Renza Lazzarino, Rosanna Marconi, Bruna Medicini, Patrizia Morino, Patrizia Panaro, Marina Rizzolio, Luciana Scarrone, Anna Susenna, Maria Carla Traversa, Alma Turku.”