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Questa mattina ad Asti la cerimonia celebrativa del “Giorno della Memoria”

Published on 27 January 2020 • InstitutionalPiazza Vittorio Alfieri, 33, 14100 Asti AT, Italia

Fonte: comunicato stampa Prefettura di Asti


Nella mattinata odierna, presso la Sala Consiliare della Provincia, si è svolta la cerimonia istituzionale per la ricorrenza del “Giorno della Memoria”, organizzata dalla Prefettura di Asti, d’intesa con il Comune, la Provincia e l’Ufficio Scolastico territoriale, con la qualificata collaborazione ed il supporto scientifico dell’Istituto per la Storia della Resistenza e della Società contemporanea in Provincia di Asti.

All’iniziativa, condotta dal giornalista e scrittore Massimo Cotto, hanno preso parte il Sindaco di Asti Maurizio Rasero, l’on. Andrea Giaccone, l’Assessore regionale Marco Gabusi, il Vescovo Emerito Monsignor Ravinale, i vertici delle Forze di Polizia, i rappresentanti delle Istituzioni provinciali, delle Associazioni combattentistiche e d’arma, degli Ordini professionali, dei sindacati, delle associazioni di categoria, dei club di servizio, nonché numerose scolaresche degli istituti secondari di primo e secondo grado del territorio.

Dopo i saluti della consigliera provinciale Francesca Varca, in rappresentanza del Presidente della Provincia, Paolo Lanfranco, del Sindaco di Asti e della prof.ssa Paola Prunotto, in rappresentanza del Dirigente scolastico Territoriale, prof. Leonardo Filippone, il Prefetto si è rivolto agli studenti, ricordando loro che contro ogni forma di discriminazione un formidabile baluardo è costituito dalla nostra Costituzione, che contrapponendosi a quei regimi che hanno mostrato il più profondo disprezzo per la libertà e la dignità dell’uomo, riconosce e garantisce i diritti inviolabili e annovera tra i suoi principi fondamentali la centralità della persona, il pluralismo, la democrazia, l’uguaglianza, la tutela delle minoranze.

“Oltre a ricordare il passato” - ha sottolineato il Prefetto - “è importante, soprattutto per voi giovani, essere consapevoli anche di ciò che oggi noi siamo e di quale direzione occorra intraprendere, perché ciò che è stato non avvenga mai più”.

Nel corso della cerimonia gli studenti dell’Istituto di Istruzione Superiore Alberto Castigliano di Asti, della Scuola Secondaria di primo Grado di Montiglio Monferrato e del Liceo Classico Vittorio Alfieri hanno fornito il loro contributo avvicendandosi nella lettura di alcune riflessioni sul tema della perdita dell’identità, quale tragica conseguenza della deportazione, mentre gli alunni della Scuola Media Vergano di Refrancore e quelli della sezione ad indirizzo musicale della Scuola Media Goltieri di Asti hanno interpretato alcuni brani musicali quali Tumbalalaika, Auschwitz, Gam gam, Hava Nagila e La vita è bella.

Particolarmente toccante il momento della consegna della Medaglia d’Onore concessa dal Presidente della Repubblica al sig. Paolo Romagnoli, non più in vita, internato nel campo di concentramento di Klagenfurt, in Austria. La decorazione è stata consegnata ai figli Franco e Renato dal Prefetto Alfonso Terribile, accompagnato dal Sindaco Maurizio Rasero.

Nell’occasione, il prof. Renato Romagnoli ha voluto ricordare il padre Paolo offrendo un vivido racconto dell’esperienza degli Internati Militari Italiani (Italienische Militär Internierte - IMI), definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori tedeschi nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio dell’8 settembre 1943.

Alla cerimonia hanno preso parte anche i signori Pietro Lorenzo Aimasso, Luigi Ferro e Pietro Sesia, già decorati della Medaglia d’Onore conferita dal Presidente della Repubblica ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei campi di concentramento nazisti, che sono stati salutati dalla platea con un lungo e caloroso applauso.

Palazzo del Governo, 27 gennaio 2020


ROMAGNOLI PAOLO (nato a Chianciano l’8/3/1917 – deceduto a Asti il 2/3/81)

Chiamato alle armi il 24 maggio 1937, Paolo Romagnoli venne destinato al 19° Parma Cavalleggeri, Reggimento Guide. All’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno 1940, fu aggregato agli Alpini ed inviato sul fronte francese. 
Successivamente, l’8 marzo del 1943 parte per la Grecia con la 217^ Compagnia Lavoratori della Divisione “Acqui”, dislocata a Cefalonia e Corfù. 

Al termine dei combattimenti a Corfù, nel corso dei quali riportò alcune ferite, il 25 settembre 1943 venne catturato dai Tedeschi e con altri commilitoni avviato alla prigionia. Il trasferimento in Germania avvenne in parte su treni dai vagoni piombati, in parte con lunghe marce a piedi: durante le soste i prigionieri venivano impiegati per caricare e scaricare vagoni e spostare materiali vari. Durante il periodo della prigionia, nel campo di concentramento di Klagenfurt, collegato con il lager di Mauthausen, fu costretto a lavorare in condizioni degradanti. La fatica del lavoro non era pari al cibo, e la fame così feroce da obbligare i prigionieri a cibarsi di qualsiasi cosa, sino al punto da dissotterrare un cavallo per cibarsene. 

La prostrazione fisica era tale che si giungeva a ritagliare il bordo bianco delle fotografie per aver meno peso da portare durante le marce. 

Il 9 maggio del 1945 venne liberato dagli Alleati e trattenuto sino al 12 giugno 1945.

Quando riuscì finalmente a rientrare in Italia pesava solamente 47 Kg: arrivato nel cortile di casa, la sorella non lo riconobbe. Affetto da malaria cronica, fu curato al dispensario della Foce (Siena), ma per tutta la vita conservò i postumi della malattia.   

Dell’esperienza e delle umiliazioni subite durante la segregazione della fame patita, del freddo, dei pidocchi che non davano tregua, non parlò quasi mai; forse era il pudore con cui un padre ha voluto risparmiare ai figli il racconto di vicende troppo dolorose anche solo nei ricordi. 

Con orgoglio ricordava invece di aver fatto sempre il proprio dovere e di aver rifiutato la proposta di continuare a combattere a fianco dei Tedeschi, preferendo patire la fame piuttosto che schierarsi al fianco dei responsabili del massacro della Divisione “Acqui”. 

È stato insignito di due Croci di guerra e del distintivo dei “Volontari della libertà”.