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Conclusa la mostra di Sergio Unia al Castello di Monastero Bormida

Published on 4 November 2020 • Monastero Bormida • Culture

Domenica 1 novembre si è conclusa la antologica di Sergio Unia al castello di Monastero Bormida. Gli ampi e attrezzati spazi espositivi, frutto di importanti lavori di restauro e riqualificazione dell’antico maniero medioevale, hanno ospitato oltre 80 sculture in bronzo e terracotta oltre a schizzi, bozzetti e disegni, che hanno permesso ai numerosi visitatori di apprezzare la tecnica artistica e la poetica del maestro torinese (ma di origini monregalesi) che ha fatto delle armonie plastiche del corpo umano, definite in mille varianti, il filo conduttore della sua produzione. La sua è infatti una scultura classica, figurativa, tutta giocata sull’alternarsi dei volumi, dei movimenti, delle riflessioni intorno alla figura e al suo essere momento irripetibile, segnale, incontro con un incarnato sfiorato e acceso dalla luce. E la dimostrazione più evidente dei giochi che la luce naturale può attuare sulla superficie bronzea – lasciata ruvida e modellata plasticamente pur nella finitezza delle figure e nella precisione dei particolari – è data dall’anteprima della mostra, ovvero dalle grande statue raffiguranti figure femminili dislocate nel cortile interno del castello, in suggestivo abbinamento con i secolari muri in pietra di Langa e con le colonne medioevali del chiostro benedettino.

Tanti gli appassionati e i cultori d’arte che sono venuti in mostra: un successo di pubblico insperato in questo periodo particolarmente difficile, ma che ha premiato la caparbietà e la serietà degli organizzatori (il Comune di Monastero Bormida e la Associazione Museo del Monastero) che hanno saputo aggregare un team affiatato e competente grazie al quale è stato organizzato questo evento culturale di grande importanza per il territorio e non solo.

Commenta la presidente dell’Associazione Museo del Monastero Ilaria Cagno: “E’ stata una esperienza emozionante e molto impegnativa soprattutto considerando questo brutto periodo… La mostra doveva partire a maggio e concludersi a ferragosto. Il lockdown ci ha costretti a posticiparla a settembre e per fortuna siamo riusciti ad aprirla e a garantire un afflusso ordinato di pubblico, con l’attuazione delle varie misure di sicurezza sanitaria previste dalla normativa. Avevamo anche ipotizzato una proroga di almeno 15 giorni, ma le nuove restrizioni non ce lo consentono. E’ andata già molto bene così. Abbiamo cercato, nel nostro piccolo, di regalare qualche momento di spensieratezza e bellezza. Grazie a tutti i visitatori che sono venuti a trovarci e a tutti coloro che ci hanno sostenuto in questa impresa, tra cui gli enti finanziatori, ovvero la Fondazioni CRT e CRAT e il Consiglio Regionale del Piemonte. Alla prossima primavera, sperando di rivederci più liberi e sereni.”.

Intanto il gruppo di esperti – coordinato da Rino Tacchella e Mauro Galli – sta già lavorando all’edizione 2021, una selezione di opere di grandi artisti del Novecento che vissero o lavorarono nel Basso Piemonte.