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Inaugurata a Monastero Bormida “Una Boccata d'Arte”: il borgo rappresenta il Piemonte nella rassegna nazionale

Published on 30 June 2021 • Monastero Bormida • Culture

Sabato 26 giugno ha preso il via la serie di installazioni di arte contemporanea realizzata nel castello e nel borgo di Monastero Bormida nell’ambito della rassegna artistica nazionale “Una Boccata d’Arte”.

Una Boccata d'Arte è un progetto di Fondazione Elpis, in collaborazione con Galleria Continua, e con la partecipazione di Threes Productions, che consente all'artista la più ampia libertà creativa e l'utilizzo di qualsiasi media artistico all’interno di percorsi tematici che dialoghino in modo convincente con i borghi. I venti borghi selezionati ogni anno in base al numero di abitanti non superiore a 5.000, alla presenza di un tessuto culturale attivo e alla capacità artigianale, commerciale e ricettiva a carattere famigliare, diventano il teatro di venti interventi in situ d’arte contemporanea, realizzati da artisti emergenti e affermati, invitati da Fondazione Elpis e Galleria Continua.

Monastero Bormida, unico borgo piemontese scelto per la rassegna, ha ospitato la giovane artista Binta Diaw con la mostra “It Is Not Wrong To Go Back and Take Something You Forgot”, che in italiano significa “Non è sbagliato tornare indietro e prendere qualcosa che hai dimenticato”. Il titolo e le realizzazioni si riferiscono al simbolo Sankofa attribuito agli Akan (Africa occidentale, Ghana) e metaforicamente significa «tornare alle radici per andare avanti». È questa la chiave di lettura del percorso scultoreo che inizia sulla riva del Bormida con un’installazione effimera in terra e sale che sarà portata via dall'acqua. “Senza Titolo” (2021) è un gruppo di chiglie capovolte di barche stilizzate, evocano corpi privati della loro umanità riflettendo così sulla ciclicità che lega dinamiche coloniali alla traversata del mediterraneo. Sul ponte romanico, edificato dai monaci benedettini e cruciale per la via del sale, si trova l'ex-pedaggio oggi cappella dedicata alla Madonna. Qui è installato il simbolo della Madre Terra, “Àdduna” (2021), dea Akan della creazione. È interessante come la forma, e quella di altri simboli, richiami innumerevoli decorazioni occidentali. Nell’antica porta del «puntet», soglia della piazza del mercato fondamentale per la via del sale, è collocata «la porta della cura e dell’abbondanza». “Bunt Topatoo ak Khëwuel” (2021) è un cancello aperto a metà, riferimento al tema dell’accoglienza, con i simboli della noce di cola (potere, commercio) e Aban (fortezza, luogo sicuro). L'opera è ricoperta di pasta di sale, intervento effimero realizzato con i ragazzi del centro estivo di Monastero per indagare l'importanza del sale nei secoli. Costeggiando il castello si giunge alla torre connessa ad esso da un arco vertiginoso. Lassù poggia una lunga scala che termina nel vuoto. “Ame Dine” (2021) è un ponte verso l'immateriale; per gli Akan è simbolo di etica e fede. Nel cortile dell’ex-monastero, all'interno del pozzo, è collocata “Kham Kham” (2021), un’opera composta da due simboli identici che rappresentano la saggezza e la sapienza.

L’artista Binta Diaw e la curatrice dell’evento Ginevra D’Oria, dopo la presentazione del sindaco, hanno illustrato i tanti significati che i simboli esposti rappresentano e che sono incredibilmente simili, nella sostanza, ai grandi archetipi della cultura contadina e pastorale di ogni paese del mondo, compresa la Langa. L’inaugurazione si è svolta in modo informale e itinerante attraverso un percorso nel borgo che ha permesso di cogliere i significati nascosti di queste installazioni, alcune effimere, altre durature, e si è conclusa con un brindisi e un assaggio di prodotti tipici a cura di Langa My Love e del progetto Rob-in.

Le installazioni saranno esposte fino al 26 settembre e verranno poi in parte inserite in modo permanente nel contesto urbano del borgo medioevale.